La settimana santa (Alimena)

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La Settimana Santa ad Alimena offre uno scenario rituale molto vitale, a cui si lega fortemente l’identità comunitaria del borgo. Sono giorni di straordinaria partecipazione collettiva che impegnano in prima linea le confraternite del paese, ma anche le associazioni e i gruppi parrocchiali. Dalla Domenica delle Palme alla Cerimonia di Resurrezione, la Passione e la morte di Cristo vengono rievocate attraverso riti in cui la fede si intreccia con la cultura popolare: i cortei delle Confraternite, i loro canti (lamiènti), la “lavanda dei piedi”, la Fiaccolata o Processione senza parrini (senza preti), e poi, il Venerdì, la visita ai Sepolcri allestiti ai piedi degli altari delle Chiese, con il loro simbolismo agrario, il Credo recitato dai fedeli e dai confrati per ognuno dei 33 scalini che portano al Calvario, l’adorazione del Cristo posto in croce, la sua deposizione nell’urna e infine la suggestiva processione con la triade simbolica (assieme al Cristo nell’urna, la statua dell’Addolorata e quella di S. Maria Maddalena) e – in un crescendo di pathos – il suggestivo fiume di fiaccole accese tenute dai confrati, vestiti delle loro cappe.

La rievocazione della Passione e morte del Cristo è affidata alle musiche strumentali: marce funebri eseguite dal locale complesso bandistico, ritmi di tamburo “a lutto”, suoni di crepitacoli (truccula) e soprattutto alle lamentanze (lamiènti) eseguite nello stile polivocale. Ad Alimena il canto polivocale tradizionale presenta tuttora una spiccata vitalità che investe le confraternite del paese (Ecce Homo, Crocifisso, Madonna del Rosario e San Giuseppe) cui fanno riferimento i gruppi corali (squatri) e che da secoli tramandano il loro sapere di padre in figlio. Ogni gruppo di cantori è composto da una voce solista (denominata prima) cui è affidata l’enunciazione del testo verbale, da una seconda voce (secunna) che in alcuni tratti raddoppia il canto all’unisono o a intervalli di terza, e dal coro (coru) che svolge la funzione di accompagnamento, soprattutto nelle cadenze intermedie e finali. In alcuni momenti il coro può dividersi in due gruppi che intonano le proprie parti a intervalli di ottava (bassu è detta la voce all’ottava inferiore). Nel passato – ricordano i più anziani – in alcuni canti era prevista anche la cosiddetta squilla, una voce acuta di norma inserita in conclusione di una frase musicale di senso compiuto, affidata alle voci dei carusi (bambini e ragazzi fino ai dodici anni circa) o più raramente ad un cantore adulto. Il repertorio è costituito da canti in siciliano, in italiano e in latino. Ciascuna confraternita fin dai primi giorni della Quaresima si riunisce nei propri oratori per discutere di questioni relative all’organizzazione della Settimana Santa, e in quelle occasioni i cantori provano già i canti. Le esecuzioni pubbliche avvengono però a partire dalla Domenica delle Palme e si susseguono nei giorni seguenti.

Al ruolo predominante degli uomini nei riti musicali processionali, soprattutto nel passato si contrapponeva quello delle donne che assumevano invece il pieno controllo delle pratiche devozionali che si svolgevano all’interno delle chiese o nelle abitazioni. In Quaresima e soprattutto nei giorni della Settimana Santa usavano intonare rosari e canti devozionali in ricordo della Passione di Cristo. Con il proprio canto ogni donna esprimeva cordoglio e solidarietà a Maria, così come avveniva in occasione di un lutto in famiglia.

Un’altra tradizione secolare legata alla Settimana Santa è la Casazza, la sacra rappresentazione della passione e morte di Cristo. Raccontava Giuseppe Pitrè, medico e studioso delle tradizioni popolari siciliane, che intorno al 1850 “il Riscatto dell’Oriolese gli altri Martori apparvero nelle scene di […] Alimena e di assai altri comuni dell’isola”. Quando la tradizione sembrava perduta, la Casazza è stata ripresa e recentemente rimessa in scena. Ogni edizione è un’operazione complessa che richiede grande lavoro ed impegno collettivo, coinvolgendo tutta la comunità, con decine di donne e uomini che diventano attori, comparse, registi, sceneggiatori, riuscendo ad unire, nella logica del fare, maestranze, confraternite e associazioni.