(Segue… dalla puntata precedente!)
Nel 476 d. C. cadde l’Impero Romano d’Occidente.
Ogni città, ogni comunità, essendo rimasta abbandonata a sé stessa, fu preda facile per i popoli invasori (normanni, arabi, visigoti, ecc.) e quindi ognuno di questi volgari, a causa delle nuove influenze linguistiche, si allontanò ancora di più dal latino.
Nonostante ciò… quest’ultimo continuò ad essere, in buona parte dell’Europa e fino alla fine del medio evo, la lingua ufficiale e scritta.
Ma, più il tempo passava, più i nostri avi si rendevano conto che era inutile continuare a scrivere in latino: perché era ormai una lingua morta!
E così i vari letterati iniziarono spontaneamente a scrivere ognuno nel proprio volgare.
Di queste nuove lingue, quelle che si svilupparono in Europa furono dette romanze (cioè romane) o neolatine (cioè nuove latine): francese, provenzale, portoghese, spagnola, catalana, ladina, rumena, ecc.
Quelle che si svilupparono in Italia furono dette lingue italiche o dialetti regionali: siciliano, pugliese, napoletano, fiorentino, ecc.
Per definire la “data di nascita” del volgare italico scritto si fa riferimento ad un atto pubblico risalente al marzo del 960 dopo Cristo: la Carta Capuana.
Quel documento fu scritto (ma guarda un po’!)… in napoletano!
(Se vuoi sapere di più su quel documento… rileggi l’articolo della lezione N° 3).
Ma allora… se il primo scritto fu in napoletano perché come lingua nazionale fu scelta la lingua toscana e non la nostra?
(Il seguito… alla prossima puntata!)